Tempo fa, scorrendo i social, mi sono imbattuta in un meme che mi ha strappato un sorriso.
Matematico: colui che risolve i problemi che non sapevi di avere, in un modo che non comprendi.
Ho riso perché, da quando scelsi da giovane di studiare matematica, so che il mio modo di ragionare con pragmatismo e la mia cocciutaggine a volere analizzare le diverse circostanze con un metodo analitico, mi hanno reso, agli occhi di molti, una persona non semplice. Alcuni degli epiteti più cortesi che mi sono stati affibbiati durante la mia carriera professionale vanno da “Carro-armato” a “Sfinge”, passando per uno scontato…” tu sì che sei Salda!”
Quindi potete immaginare il mio stupore quando, durante il primo incontro con il titolare di una società di consulenza, ho intravisto sul suo braccio il tatuaggio di una formula matematica.
Inutile dire che ne è nata una stramba e proficua collaborazione, basata sui numeri certamente ma anche e soprattutto su un’affinità che posso definire aulicamente elettiva, o, prosaicamente, di pancia.
Insomma, ci capiamo.
Oggi provo a raccontarla questa collaborazione, con tutta la leggerezza di cui due matematici, come me e Cristiano, possiamo essere capaci.
Vi presento Cristiano Gallinelli di Strateg.ee
Allora Cristiano, partiamo dal tuo tatuaggio, cosa significa?
Ciao Elena, contento di essere qua.
Dunque, il mio tatuaggio è la versione semplificata di un sistema di equazioni differenziali a bassa dimensionalità in grado di generare un comportamento caotico.
Il suo nome è: Attrattore di Lorenz. Questa equazione dimostra il famoso effetto farfalla, ovvero che un battito d’ali di una farfalla in Australia può scatenare un tifone in America.
Matematicamente dimostrato e graficamente rappresentato, uno spettacolo!
Io ho raccontato della mia prima impressione, sorpresa e curiosità, quando ti ho incontrato. Quale è stata la tua?
Timidezza e circospezione condita da una strana tendenza ad approfondire la conoscenza, insomma c’era qualcosa di te che mi attirava, come l’attrattore di Lorenz 🙂
Veniamo al business. C.M.S. spa è una azienda storica, contoterzista nel settore metalmeccanico, con infrastrutture pesanti situate in un paesino della provincia di Modena, quasi duecento dipendenti tra impiegati e operai, dunque, nell’immaginario collettivo, una azienda alquanto tradizionale e conservatrice.
Strateg.ee è una impresa giovane, fluida, senza una sede fissa, con una schiera di giovani analisti ed esperti del web, impegnata a migliorare le performance delle strategie di web marketing dei suoi clienti con un’attenzione spasmodica al dato.
Due imprese in mondi apparentemente distanti, una in un settore tradizionale, l’altra in quello più attuale e moderno, il web: come hai identificato una piattaforma comune di collaborazione?
I numeri sono un linguaggio universale che riesce a unire mondi apparentemente diversi, interpretiamo questi numeri e li trasformiamo in decisioni di business e di conseguenza definiamo i percorsi di comunicazione e marketing che i nostri clienti devono intraprendere per raggiungere gli obiettivi prefissati.
In sostanza non ci sono distanze da colmare tra le nostre aziende, ma solo strade comuni da scegliere.
Proviamo a capire cosa fa Strateg.ee per i suoi clienti e nello specifico per C.M.S. spa. Ce lo racconti?
Facciamo una cosa molto semplice, ci mettiamo in grado di tracciare i numeri che provengono dal digitale, li interpretiamo e cerchiamo di adattare le scelte strategiche di comunicazione e marketing dei nostri clienti a quello che i dati ci dicono. Siamo matematici appassionati di marketing.
Spesso guardare i numeri è noioso, implica un alto livello di concentrazione e un notevole sforzo intellettuale.
D’altra parte, conoscere i numeri della propria azienda, non solo quelli macro, fatturato, ebitda e dipendenti, ma anche quelli di dettaglio, i numeri dei contatti dal sito, le ore lavorate sulle lavorabili, l’efficienza delle macchine, il numero delle difettosità e tanti altri, mi permette, in qualità di imprenditore, di avere gli strumenti necessari per guidare l’azienda, in breve per non andare alla cieca.
Ma i numeri sono sufficienti o ci sono altre componenti che entrano in gioco nelle scelte di un imprenditore? Quanto contano l’intuito, il coraggio, il fiuto? Quanto è rilevante dare ascolto alla propria pancia? Per me, moltissimo. Cosa ne pensi Cristiano, numeri o pancia? Quale dei due aspetti guida veramente un imprenditore?
Per me i veri imprenditori sono il crocevia tra l’intelligenza della razionalità dettata dai numeri, l’emotività dell’istinto derivato dall’esperienza e dalla preparazione e la pazzia che prende il sopravvento e che cerca il suo sfogo di chi ha scelto questo mestiere.
Nel mio mondo, quello delle imprese, che ho definito fino ad ora tradizionali, si dice che “chi è capace fa, chi non è capace fa il consulente!”
Sinceramente ritengo che non sia vero, la maggior parte dei consulenti con cui ho lavorato sono professionisti seri e preparati che mi hanno dato l’opportunità di imparare cose nuove, di affrontare i cambiamenti necessari e spesso mi hanno aiutato a mettere in discussione il mio punto di vista.
È innegabile però che per il rapporto cliente-specialista non è sempre facile da impostare.
Il problema potrebbe essere una mancanza di chiarezza iniziale sui ruoli, sugli obiettivi e sulle rispettive responsabilità. Tu come la vedi? Esiste una formula magica per una solida partnership cliente-consulente?
Sì, la chiave di volta per una proficua relazione è la stima reciproca e l’unione d’intenti.
Strateg.ee è sempre la prima tifosa dei suoi clienti e il suo motto è: “Siamo i clienti che abbiamo”.
Alessandro Baricco, nel suo libro The Game, traccia una mappa della trasformazione digitale che abbiamo vissuto dal ‘900 ad oggi e identifica in Space Invaders (1978), il primo videogioco della storia bidimensionale, una tappa fondamentale di questa evoluzione.
Baricco sostiene che la nuova società si fonda sulla metafora del gioco: “il videogioco è stato uno dei miti fondativi dell’insurrezione digitale”, il momento cruciale in cui si sono manifestati i tratti distintivi della rivoluzione. La cultura digitale dentro la quale oggi viviamo segue la logica del videogame e nasce per azzerare qualunque distanza tra mondo reale da quello digitale.
Probabilmente per la nostra generazione è ancora abbastanza visibile la distinzione fra mondo reale e virtuale mentre le generazioni successive a noi non percepiscono alcuna divisione fra i due mondi, anzi reale e digitale sono una sola dimensione, un’unica rappresentazione della vita, come dice Baricco “due parti di uno stesso cuore”.
Per raggiungere quell’unico cuore dunque, noi aziende dobbiamo uscire dalle tradizionali forme di comunicazione (offline, sito web, fiere)? Quali direzioni dobbiamo seguire?
Luciano Floridi, filosofo italiano, ha coniato il termine “Onlife”, per rappresentare l’esperienza che l’uomo vive nelle società iperstoriche dove “non distingue più tra online o offline”, e addirittura dove “non è più ragionevole chiedersi se si è online o offline”. Questo modo di pensare, e perché no, di vivere, lo assocerei anche alle aziende che in fondo sono organismi fatti di persone, proprio come piace a te Elena.
Infatti, chi mi conosce sa che le persone sono il mio pallino fisso, il fulcro attorno al quale costruisco le strategie aziendali.
Cerco sempre di comunicare e condividere i valori aziendali, di pensare i processi di lavoro in modo da renderli interessanti, di aumentare il grado di autonomia dei lavoratori, di ridurre ciò che produce inutilmente stress e di costruire una compatibilità tra il lavoro e le altre sfere della vita privata.
Se ci pensiamo spesso si decide di entrare in una azienda per motivazioni hard (stipendio, sede di lavoro, mansione) ma poi si finisce per uscire per motivazioni soft (difficoltà di relazione, mancata condivisione dei valori, frustrazione).
Semplificando, mi pare che ancora una volta si ripresenta il tema del bilanciamento tra pragmatismo e feeling. Qual è il punto di vista di un uomo dei numeri?
Non sono una persona che ama l’equilibrio, i numeri mi danno un senso di infinito, e non c’è niente di più incerto dell’infinito. Ecco perché amo quello che faccio, perché mi illudo di poter dominare l’incerto, di poter prevedere il caos, ma è solo un modo per proteggersi dall’effetto farfalla di Lorenz che inevitabilmente ci travolgerà tutti.
Grazie Cristiano di questa chiacchierata, è un vero piacere attendere di essere travolta dall’effetto farfalla, con compagni di viaggio come te.