Dietro la mia scrivania c’è in bella mostra un opuscolo con gli SDGs, Sustainable Development Goals, ossia i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile che l’ONU ha identificato come prioritari e per il cui raggiungimento tutti i Paesi devono fornire un contributo in base alle loro capacità.

Tutti i Paesi significa che tutti ci dobbiamo sentire coinvolti, istituzioni, aziende, privati cittadini.

Per sensibilizzare al raggiungimento di questi obiettivi, Asvis, Alleanza per lo sviluppo Sostenibile sta promuovendo la campagna “Un Goal al Giorno”:
#1GoalxGiorno e #RapportoASviS con la quale intende descrivere la situazione del Paese focalizzando l’attenzione su temi che riguardano il futuro, gli effetti della crisi pandemica sugli obiettivi di sviluppo sostenibile e le prospettive legate agli investimenti previsti dal Next Generation.

Il numero 5 di questi obiettivi riguarda l’uguaglianza di genere e sostiene le pari opportunità tra uomini e donne nella vita economica, l’eliminazione di tutte le forme di violenza contro le donne e le ragazze, l’eliminazione dei matrimoni precoci e forzati, e la parità di partecipazione a tutti i livelli. L’obiettivo da raggiungere è la parità di genere e l’empowerment di tutte le donne e le ragazze.

Sono convinta che guardare al nostro passato, alle nostre radici e alla nostra storia ci possa indicare una via, dare spunti da seguire, per questo, se non fossimo in piena emergenza covid, sarei sul primo volo diretto a Londra per poter ammirare la mostra alla National Gallery dedicata alla pittrice Artemisia Gentileschi.

Artemisia Gentileschi

Artemisia può essere considerata una delle prime donne che si è rifiutata di soggiacere alle regole e alle restrizioni che il mondo del lavoro ma anche della società e quindi dell’arte riservava, e purtroppo riserva ancora oggi, alle donne.

Essere donna nel 1600 significava essere debole, con pochi diritti e molti doveri, con l’obbligo di essere pia, sottomessa, vergine, modesta, feconda e soprattutto inferiore a qualunque marito, fratello o padre, fosse anche il più incapace.

Le donne erano escluse dalle scuole d’arte, dallo studio del nudo maschile, dalla vita di bottega.
Il mondo dell’arte era padroneggiato solo da pittori uomini.
Per le donne era difficile viaggiare, raggiungere altre città, visitare i principali monumenti, vedere le collezioni d’arte.

Artemisia nacque alla fine del 1500 a Roma, figlia d’arte, il padre Orazio Gentileschi, pittore, fu uno dei pochi amici di Michelangelo Merisi detto Caravaggio.

La giovane donna cresce nella bottega d’arte, incontra pittori, ascolta i discorsi di diversi intellettuali e inizia a dipingere cercando, in un mondo di dominio maschile, d’infondere la sua pittura colorata di grazia e fierezza.
Sulla tela mette passione, abilità, coraggio e dolcezza.

A un certo punto della sua vita Artemisia subisce uno stupro da Agostino Tassi, suo maestro di prospettiva e con straordinario coraggio la pittrice denuncia il fatto.

Dal processo il Tassi esce praticamente indenne, mentre i Gentileschi devono subire pesanti condanne morali, oltre alla crudezza dei metodi inquisitori del Tribunale: Artemisia accetta di testimoniare sotto tortura, di provare la sua verginità precedente allo stupro, e viene sottoposta alla sibilla, supplizio progettato per i pittori, che consiste nel fasciare loro le dita delle mani con delle funi fino a farle sanguinare.

Artemisia malgrado tutto continua a dipingere, si trasferisce a Firenze, dove intrattiene una lunga corrispondenza con il grande scienziato Galileo Galilei e diventa la prima donna ammessa all’Accademia del Disegno.

Quel riconoscimento assicurò ad Artemisia l’indipendenza, le permetterà di vivere da pittrice, lavorando, incassando i frutti delle sue fatiche e viaggiando ovunque la portino le commissioni Venezia, Londra, Roma e Napoli.

La sua fama e il suo successo crebbero in maniera esponenziale e Artemisia verrà ricordata come un’eroina, una donna fiera, quasi indomabile, in controtendenza nel panorama dell’arte dell’epoca.

Artemisia diventa una eroina del femminismo, la sua immagine di donna impegnata rappresentò e rappresenta tutt’ora l’immagine d’indipendenza contro le difficoltà e pregiudizi: è un esempio per tutte le giovani donne che vogliono seguire le proprie passioni, sfidare le convenzioni e farsi strada nel mondo dell’arte, del lavoro, della società.

Quante di queste convenzioni resistono ancora nel modo d’oggi?
Quante donne sono costrette a sentirsi, a prescindere dal ruolo, status o età tuttora inferiori agli uomini?
Quanto c’è ancora da fare per raggiungere l’obiettivo 5 degli SDGs?
Tanto certamente.

Ogni giorno però potremmo fare un passo avanti se tutte noi avessimo in corpo anche solo una goccia del sangue di Artemisia Gentileschi.