– Ciao Isacco! Da quanto tempo lavori in C.M.S. e quale mansione svolgi?
Lavoro in C.M.S. come saldatore da gennaio del 2019, ma questa in verità è la mia quarta volta in azienda: il mio libretto del lavoro cita infatti come prima esperienza lavorativa proprio C.M.S. SpA nel 1995. All’epoca fui assunto come stagista estivo ed in seguito ebbi altri due contratti ordinari, nel 2001 e nel 2004.
– Un ritorno alle origini, quindi! Quali sono gli aspetti che secondo te differenziano C.M.S.?
Ho sempre apprezzato il clima famigliare, che emerge in tutto il suo calore soprattutto nei momenti di condivisione: da una semplice pausa pranzo in mensa con i colleghi alla convenzionale cena di Natale. Inoltre, un aspetto certamente degno di nota è l’attenzione ai lavoratori e alle loro famiglie, alle quali vengono messi a disposizione numerosi benefit come per esempio l’asilo nido aziendale e buoni spesa. Desidero poi citare anche plus importantissimi, come i vari corsi di formazione dedicati al personale, a mio parere fondamentali per poter crescere professionalmente, come quello di disegno tecnico o di inglese: se è vero che abbiamo scelto di vivere in una società fortemente influenzata dalla globalizzazione, è opportuno avere conoscenza di una lingua comune. Aggiungo che anche a livello strettamente professionale, non ci si può più permettere di non conoscerla.
– Cosa è cambiato in azienda dopo lo scoppio del Covid-19?
Ovviamente l’azienda si è dovuta adeguare alle direttive dettate dal governo, per cercare di contenere l’espansione del virus. Sono state adottate severe norme igienico-sanitarie, come l’utilizzo di mascherine e gel igienizzante. Ci siamo poi dovuti riorganizzare attivando adeguate turnazioni di lavoro e osservando precise regole di distanziamento: per esempio i luoghi ad accesso comune come gli spogliatoi o la mensa aziendale sono stati resi non disponibili.
– Come stai vivendo questa situazione?
La situazione attuale non è affatto semplice, sia a casa che al lavoro. La libertà è uno dei principali valori su cui ho costruito la mia vita e ora, inutile dirlo, devo rinunciarvi.
Sul posto di lavoro, a livello fisico sto avendo certamente qualche difficoltà in più: l’utilizzo della mascherina tutto il giorno e soprattutto l’orario del turno, considerando il ruolo che ricopro, rendono le mie giornate decisamente più pesanti.
L’emergenza sanitaria ci ha poi costretto a rivedere il nostro assetto organizzativo e a distanziare quanto più possibile le nostre postazioni di lavoro. Questo mi ha portato a comprendere che quello “stare vicini” in realtà poi significava “stare insieme”, e dunque condividere la quotidianità del nostro lavoro: non vedere più la metà dei miei colleghi, non poter più prendere un caffè insieme o scambiare due chiacchiere durante la pausa pranzo in mensa, sentirci sempre in costante allarme… sono fattori che purtroppo rendono il tutto poco stimolante. Tuttavia, ora la sicurezza di tutti noi è al primo posto e dobbiamo pazientare: torneremo a non sentirci più soli!
– Hai qualche parola da dire ai lavoratori, anche di altri settori, che si trovano in una condizione simile alla tua?
Se esistesse una parola universale di aiuto a tutti la pronuncerei, ma per poter dare un sostegno concreto avrei bisogno di conoscere i pensieri del singolo, per supportarlo eventualmente nella ricerca della via più giusta per lui.
– Secondo te, cosa possiamo imparare da questa emergenza globale?
A mio modestissimo parere, un insegnamento che si può evincere da questa situazione è che per evolversi degnamente a volte è bene fare qualche passo indietro per poter progredire in modo migliore. Con questo pensiero mi rivolgo a tutte le categorie, dalla politica al mondo del lavoro, fino ai singoli individui.
– Quale sarà la prima cosa che farai quando la nostra vita sarà tornata alla normalità?
Se devo essere realista, credo che una “normalità” come quella a cui eravamo abituati non tornerà tanto facilmente e quindi al momento mi riesce impossibile formulare progetti futuri.
Ma potendo sognare… farei un viaggio oltre oceano… di quelli che ero solito fare!
Prima o poi rifarò la valigia e sarà più bello di prima.