Ciao Loretta! Da quanto tempo lavori in C.M.S. e quale mansione svolgi?
Fui assunta in C.M.S. 40 anni fa, esattamente il 15 Settembre 1980, in sostituzione della collega Giorgia Bettelli nel suo ruolo di impiegata amministrativa.
Dopo un primo periodo di affiancamento insieme a lei durato alcuni mesi, passo dopo passo imparai a portare avanti in totale autonomia le attività dell’ufficio.
A completamento del mio sviluppo professionale, partecipai a specifici corsi di formazione in ambito amministrativo-contabile, che contribuirono in modo sostanziale ad affinare le mie conoscenze e le mie capacità di analisi.
Inoltre, gli interessanti programmi di coaching a cui presi parte mi furono di grande aiuto per elevare il mio livello di prestazione e prepararmi a nuove responsabilità professionali.
Inizialmente sola, fui poi supportata negli anni successivi dall’arrivo di altre impiegate: grazie al percorso di crescita intrapreso e all’esperienza acquisita, mi fu assegnato il ruolo di Responsabile Amministrativa, mansione che tuttora ricopro.
Cosa sognavi di fare da bambina?
Da bambina sognavo di fare la parrucchiera! Poi, quando iniziai la scuola, ebbi l’opportunità di lavorare durante il periodo estivo in una piccola azienda di arredamento.
Ricevevo i clienti e progettavo per loro cucine su misura.
Mi piaceva tantissimo, ho sempre avuto gusto estetico e mi sarebbe piaciuto poter continuare quel lavoro anche dopo il Diploma.
Tuttavia, non andò come speravo, non mi assunsero, quindi decisi di orientarmi su altri percorsi professionali… e così approdai in C.M.S.!
Cosa ricordi dei tuoi “primi passi” in C.M.S.?
Feci domanda di lavoro e, poco tempo dopo, mi chiamarono. In quegli anni la sede aziendale si trovava in Via Di Vittorio e il mio colloquio si svolse nell’Ufficio Amministrazione.
C’era un lungo tavolo dedicato alle riunioni. Mi fecero sedere davanti a tutti i soci, all’epoca erano 5, e mi riempirono di domande come ad un’interrogazione! Io avevo appena terminato la scuola ed ero letteralmente terrorizzata! Nonostante la paura, tutto andò bene, venni assunta con periodo di prova e fui posizionata nella scrivania proprio di fronte a quella di Luciano Salda, tuttora titolare dell’azienda. Ricordo che il mio primo giorno di lavoro Giorgia mi fece registrare una fattura e io, alle primissime armi, non riconobbi nemmeno il nome nell’intestazione! Se ci penso ora, mi viene ancora da sorridere!
Questo piccolo disguido evidentemente non compromise la tua carriera! Da 40 anni sei il braccio destro del nostro Presidente. Ci puoi svelare qualche aneddoto simpatico?
Impegno, coraggio e umiltà. Ecco tutto ciò che mi serviva per diventare fidata collaboratrice di Luciano. Lo compresi fin da subito.
Conquistare la sua fiducia non è stato facile. Per me ha significato affiancarlo e supportarlo sempre, anche nelle sue commissioni personali: dalla disperata ricerca del suo atto matrimoniale andato perso, al ritiro a scuola delle pagelle di sua figlia Elena!
Oppure vi potrei raccontare di quando “a scuola” ci andavamo noi… C.M.S. stava iniziando ad allargare lo sguardo a paesi esteri e si rivelò necessario imparare l’inglese. Luciano, io ed alcuni colleghi ci iscrivemmo ad un corso, tenuto da una docente in azienda. Io forse ero l’unica che faceva i compiti (a dire il vero talvolta non li facevo neanche io!) e Luciano prima di ogni lezione immancabilmente mi chiedeva il quaderno per copiare! Volente o nolente, io non sono mai riuscita a dirgli di no! Nemmeno quando, quella fredda mattina di tanti anni fa, mi chiese di andare a ritirare un assegno da un nostro Cliente.
Nevicava forte e avrei volentieri fatto a meno di mettermi al volante. Ma Luciano non vedeva il problema! Disse che con gomme termiche o catene sarei potuta andare ovunque! Mi feci coraggio e, con la mia vecchia 126, andai a prendere quell’assegno.
Ho sempre cercato di fare del mio meglio, e adempiere a tutti gli incarichi che mi venivano assegnati. Dopo tanti anni al suo fianco, oggi mi permetto di dirlo: tutto sommato credo proprio di aver fatto un buon lavoro… tranne quel giorno in cui ruppi una stampante nuova di zecca! Ci rovesciai sopra inavvertitamente un vaso pieno di acqua, e il danno fu ahimè inevitabile: stampante da buttare, e fogli di carta completamente impregnati d’acqua!
Ricordo ancora il mio imbarazzo e la paura nel doverlo comunicare a Luciano.
Fortunatamente non si arrabbiò granché, si preoccupò solo di salvare le fatture! Le mettemmo ad asciugare per giorni stese sulle scrivanie e sui termosifoni!
C’è un tema, quello del gender gap, che in Italia fatica ancora ad essere risolto. Tuttavia, le differenze di genere in ambito gestionale possono costituire una ricchezza quando alla guida c’è una donna. Detenendo un ruolo di responsabilità, che qualità secondo te possono esercitare le donne nel nostro settore, quello metalmeccanico, tipicamente maschile?
Le donne sono più precise e metodiche, gli uomini tendono generalmente ad essere più impulsivi e disorganici. Per questo motivo io trovo che, salvo alcune rare eccezioni, siano le donne le figure maggiormente adeguate all’impiego nelle aree amministrativo-contabili.
Al contempo riconosco che il nostro settore di appartenenza, quello metalmeccanico, sia principalmente popolato da uomini, ed infatti nella nostra officina c’è una spiccata preponderanza di presenza maschile.
Io comunque ho sempre avuto buoni rapporti con tutti i nostri operatori, non ci sono mai stati screzi tra noi ma solo stima e rispetto reciproco.
In questi tuoi 40 anni di lavoro hai sicuramente avuto modo di vivere in prima linea la grande evoluzione del mondo del lavoro: nuovi modi di fare impresa, lo sviluppo tecnologico e la sfida della modernizzazione. Secondo te cos’è cambiato da allora ad adesso, in meglio e in peggio?
All’epoca della mia assunzione la registrazione della contabilità avveniva tutta manualmente: si ricorreva ancora al giornale mastro americano, per ogni cliente e per ogni fornitore ci si avvaleva di uno schedario che richiedeva sempre aggiornamenti manuali, così come il registro IVA acquisti e vendite. Vi lascio solo immaginare la difficoltà, ogni volta, nel dover fare un bilancio!
Si trascorrevano giornate intere a fare delle somme, che producevano chilometri e chilometri di rotolini di carta nelle nostre calcolatrici.
Successivamente, l’avvento tecnologico ha rivoluzionato tutto. In primis, il nostro modo di lavorare: era tanto l’entusiasmo all’arrivo del primo PC e della prima stampante in azienda. Ma dietro all’entusiasmo, si celava anche tanta incertezza. Ricordo ancora che io e la mia collega Sonia Zanantoni, a turno, giorno dopo giorno imparammo ad approcciare questo nuovo strumento che, da sconosciuto, divenne ben presto per noi un valido alleato. Nel corso degli anni l’uso del PC si è poi ampiamente esteso a tutta l’azienda e sono stati sperimentati diversi sistemi gestionali, fino a quello attuale, SAP, uno dei più diffusi e potenti al mondo per la sua capacità di gestire tutte le risorse aziendali con estrema efficienza.
Ora per un bilancio basta un semplice click! È certamente un sistema rigido ma è molto funzionale e non potremmo più farne a meno. Poi si sa, la tecnologia avanza e gli scenari mutano con elevata rapidità, arriverà il momento in cui persino SAP sarà obsoleto.
Hai vissuto certamente molti cambiamenti all’interno dell’azienda. Di cosa hai più nostalgia?
Del contatto umano.
Quando sono stata assunta eravamo neanche una ventina di persone, ci conoscevamo tutti. Nata come una piccola azienda di montaggio, C.M.S. diventò dopo alcuni anni una società per azioni e il gruppo si ampliò notevolmente.
A volte capita, quando vado a fare la spesa, che mi salutino dei ragazzi che io non conosco. Osservo la loro divisa da lavoro, noto il logo aziendale e comprendo solo così che siamo colleghi.
Mi manca quella che era la nostra piccola realtà, mi manca sentire Alberto Masotti cantare, o le litigate tra colleghi che poi si risolvevano quasi sempre con un caffè insieme in pausa.
Ora siamo tutti più settorializzati e quel calore di una volta si è inevitabilmente spento.
Recentemente sei stata prescelta per l’attribuzione della “Stella al merito del lavoro”, onorificenza concessa dal Capo dello Stato che accompagna automaticamente l’assegnazione del titolo di “Maestra del Lavoro”. Raccontaci le tue emozioni nel ricevere questo importante riconoscimento!
Non me l’aspettavo! Perché proprio io? Cos’ho fatto di così particolare? Niente!Io ho solo fatto il mio mestiere. Amo il mio lavoro, questa azienda è un pò la mia seconda famiglia e sono certa che quando raggiungerò la tanto attesa pensione in realtà mi mancherà tantissimo!
Un messaggio in bottiglia per le generazioni future. Quale insegnamento ti piacerebbe fosse recapitato?
Non ho formule sicure per il successo. In realtà, nessuno le ha. Posso dirvi quello che ho insegnato a mia figlia: vivete con passione il vostro lavoro e scegliete un mestiere che vi piace, perché solo così potrete realmente farlo al meglio, con energia, impegno ed entusiasmo. E sarà quell’entusiasmo il vero motore delle vostre giornate.