– Ciao Roberto! Bentornato! Sei di nuovo tra noi! Vuoi riassumerci un pò la tua storia?
Dopo 27 anni di lavoro in quella che era la nostra consociata FGR, decisi nel 2016 di intraprendere un percorso diverso che mi ha condotto altrove per un paio d’anni. Poi diversi fattori mi hanno riportato alle origini, e ad ottobre 2018 sono rientrato. E così si è aperto un nuovo capitolo della mia storia. Sono un operatore di macchina al reparto frese. La mia mansione non si limita solo al montaggio e alla produzione del pezzo, mi occupo anche degli avviamenti. In quest’ultimo periodo, sto inoltre affiancando un nuovo collega in un progetto di training per aiutarlo ad entrare nel sistema produttivo di C.M.S..
– Ti ricordi il tuo primo giorno di lavoro in FGR?
Certo, ricordo sempre con grande piacere l’inizio della mia avventura! Nel 1989 in FGR eravamo in pochi, l’azienda era appena partita, ed era la classica officina di artigiani degli anni ’80. Era tutto molto diverso da come l’azienda è ora. Quando arrivai ero molto giovane e cercavo di mantenere un atteggiamento piuttosto distaccato. Tuttavia ben presto mi resi conto di quanto in realtà fosse familiare e gioviale l’ambiente in cui mi trovavo. Nonostante non mancassero scherzi e risate tra colleghi, lavoravamo tutti duramente per portare avanti le attività dell’officina, io compreso: a quei tempi, un ragazzino neoassunto come me doveva fare di tutto, dall’aggiustaggio al montaggio dei pezzi, ed è stato così che ho imparato tutti i segreti delle lavorazioni meccaniche, in particolare della fresatura… direttamente sul campo!
Partendo dalle basi, pian piano riuscii a raggiungere il ruolo di responsabile d’officina, mantenendolo per una decina d’anni. Curavo i carichi macchina, pianificavo i turni, seguivo la produzione, collaboravo con il collaudo, mi occupavo delle programmazioni… insomma: il mio compito era quello di far funzionare la fabbrica! Era un lavoro a 360° che mi ha dato tanto ed ha contribuito alla mia formazione. E per questo devo senza dubbio un grazie, di cuore, a Sergio Cassanelli e Mauro Roli.
– Cosa sognavi di fare da bambino?
Come quasi tutti i bambini, sognavo di diventare un astronauta. Poi nell’età adolescenziale avevo pensato di iscrivermi alla scuola per stilisti…chissà… avrei anche potuto creare un brand famoso!
– Oltre la “maschera” del fresatore cosa c’è? Hai un hobby, una passione, un sogno? Raccontaci di te
In passato avevo diversi hobby: andavo in bici, a sciare, in palestra… poi mi sono costruito una famiglia e ho avuto una figlia, di conseguenza attualmente non ho più modo di dedicarmi a tutte queste attività. Nel mio tempo libero mi è rimasta la bici, che comunque è sempre stata la mia passione più grande.
– Come ti vedi tra 10 anni?
Spero di invecchiare bene!!! Scherzi a parte, mi auguro di essere in buona salute, di potermi godere la mia famiglia e continuare a fare la vita che ho sempre fatto, in fondo non chiedo altro! Sono contento con quello che già ho. Professionalmente parlando, spero di essere ancora qui, perché se sono stato quasi 28 anni all’interno di un’azienda del gruppo significa che ci sto bene. Le pressioni a volte non mancano ma è certamente un buon ambiente. Inoltre, perché no, spero che si apra una possibilità di crescita per la mia carriera lavorativa! Mi piacerebbe poter stare di più al centro della vita dell’officina.
– Cosa ti piace di C.M.S.?
I punti di forza sono molteplici: è sicuramente un ambiente molto piacevole e positivo, in cui vengono proposte numerose iniziative dedicate a noi dipendenti, come per esempio questa intervista, che ci valorizza e ci rende “protagonisti”! Un ulteriore aspetto che apprezzo è l’ottimo servizio mensa di cui possiamo usufruire, e anche questo ha la sua importanza! Inoltre, sembrerà banale ma non lo è affatto: C.M.S. è un’azienda pulita. È raro che un’officina meccanica riesca a mantenere livelli così elevati di pulizia e ordine nei propri reparti.
C’è poi un ultimo elemento che desidero citare, probabilmente il più prezioso per me: mi è piaciuta tanto l’accoglienza che mi è stata riservata al mio ritorno. Sono venuti in tantissimi a salutarmi, da vari reparti, e ovviamente non sono mancati i collaboratori che avevano condiviso con me anni di lavoro nella mia precedente esperienza in FGR. Erano tutti visibilmente contenti del mio rientro, segno di grande riconoscenza verso il mio operato di tutti questi anni.