Quando alla mattina, appena svegli, vi guardate allo specchio, quante persone vedete?
Provate a pensarci… Io l’ho fatto e ho contato almeno 6 Elena:
- Elena Donna
- Elena Madre
- Elena Imprenditrice
- Elena Rotariana
- Elena Figlia
- Elena Amica
E a guardare bene sono certa che ne potrei vedere ancora di più, perché ognuno di noi, racchiude in sé stesso tante persone che hanno atteggiamenti, comportamenti, linguaggi diversi tra loro.
Tutto ciò è una cosa positiva, la diversità è una nostra componente virtuosa, sarebbe drammatico, e terribilmente noioso, se ci fosse un solo noi.
Cosa c’entra tutto questo con il gioco di squadra?
C’entra perché noi siamo il primo e fondamentale banco di prova di cosa significa fare gioco di squadra: noi siamo gli allenatori di noi stessi, per essere persone credibili ed equilibrate, e perché no anche felici, dobbiamo assicurarci che ci sia una congruenza e una coesione di sistema tra le nostre anime.
Dobbiamo essere capaci di far convivere tutte le nostre parti anzi, dobbiamo fare in modo che tutte le persone che sono in noi esprimano il meglio.
E se ci pensiamo proprio questa è la regola base di un gioco di squadra ben riuscito.
In primavera la zona nei dintorni di casa mia, Vignola e la valle del Panaro, si colora di bianco per la spettacolare fioritura delle piante di ciliegie.
Il frutto matura piano piano fino a diventare la golosità che tutti ben conosciamo e apprezziamo.
Il rito della raccolta delle ciliegie è un bell’esempio di gioco di squadra che coinvolge da sempre intere famiglie, trasversalmente alla età.
Spesso nonni, papà, figli, nipoti, insieme si assiepano intorno agli alberi di ciliegio per raccoglierne i frutti (un tempo si arrampicavano su lunghe e pericolose scale che arrivavano anche a dieci metri di altezza) per poi portare i cesti ricolmi a nonne, mamme e nipoti che lavorano gomito a gomito, a testa china, selezionando le ciliegie più grosse e mature, adatte alla vendita.
Le donne, con una maestria antica confezionano le cassette per la vendita con le ciliegie che vengono disposte “con il sedere all’insù, in modo da fare la coperta”.
Osservando tutto quel lavoro è facile percepire un forte senso di squadra, di protezione reciproca, di collaborazione, un ambiente equilibrato dove ognuno ha il proprio ruolo e del quale il contadino è l’allenatore.
L’obiettivo principale di un allenatore è fare in modo che ogni suo giocatore sia il più forte possibile, dove la parola forza porta dentro di sé i concetti di flessibilità e di abilità.
Essere flessibili significa essere in grado di resistere agli urti, significa alimentare la curiosità; la rigidità, al contrario, è la misura della nostra anzianità esistenziale.
Sviluppare abilità significa coniugare il sapere a un fare, è la condizione nella quale l’aspetto teorico e quello pratico si uniscono.
E noi siamo capaci di essere non solo allenatori di noi stessi ma anche allenatori dei nostri collaboratori? È possibile fare gioco di squadra al lavoro? In una azienda?
Antoine de Saint-Exupéry de “Il piccolo principe” diceva:
“Se vuoi costruire una nave, non devi per prima cosa affaticarti a chiamare la gente a raccogliere la legna e a preparare gli attrezzi; non distribuire i compiti, non organizzare il lavoro. Ma invece prima risveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà risvegliata in loro questa sete si metteranno subito al lavoro per costruire la nave».
Prima cosa quindi da fare per giocare in squadra, è definire i valori dell’azienda e condividerli con tutti i collaboratori, “per risvegliare la nostalgia del mare sconfinato e lontano”.
Ogni azienda ha i propri valori, in C.m.s. abbiamo definito i nostri e li abbiamo raccolti in un Manifesto, presente fisicamente nei nostri stabilimenti e anche comunicato sui social.
Ecco il nostro “Chi Siamo” e il come vogliamo essere:
- Siamo tecnici, ingegneri, problem solver
- Ascoltare i bisogni del cliente è la nostra missione, soddisfarli la nostra soddisfazione
- Siamo strutturati e organizzati per trasformare l’idea del cliente in un prodotto finito, dall’acquisto della materia prima, alla lavorazione, al montaggio e test finale
- Amiamo le sfide e siamo coraggiosi
- Ricerchiamo l’innovazione in ogni fase del nostro processo
- Agiamo con etica, trasparenza e lealtà
- Ci affascina l’idea di lasciare una impronta nel mondo: salvaguardiamo l’ambiente e collaboriamo per lo sviluppo del nostro territorio
- Crediamo nei giovani e ci piace sentirci giovani: investiamo in talenti e non smettiamo mai di studiare per diventare migliori
- Siamo in grado di muoverci nel mondo della meccanica con abilità e siamo partner affidabili
- Dall’idea al prodotto, noi ci siamo
Dopo che si sono definiti i valori, vanno scritte le regole del gioco.
Come vogliamo che si lavori nella nostra azienda?
Secondo me l’eccellenza di un’impresa si fonda sulle persone, sul loro modo di essere, di relazionarsi, di integrarsi, sulle loro azioni, sui loro impegni.
Di nuovo, vi propongo le regole del nostro gioco, ogni azienda dovrà definire le proprie:
- Comunichiamo una decisione e/o un obiettivo in modo chiaro
- Conduciamo le riunioni efficacemente
- Parliamo in pubblico con competenza
- Affrontiamo i conflitti per risolverli
- Assegniamo gli incarichi consapevolmente
- Lavoriamo in squadra collaborando
- Valutiamo attentamente
- Sosteniamo il team
- Celebriamo insieme
- Rappresentiamo l’azienda, i suoi valori, i suoi obiettivi con coerenza
Terzo punto fondamentale nel gioco di squadra è divertirsi…ecco, non possiamo pensare che l’azienda sia un parco giochi ma possiamo tendere ad avere una qualità di vita professionale che sia eccellente, possibilmente a volte con picchi di perfezione.
Noi, in C.m.s lo facciamo con un progetto che si chiama Better Factory Better Life che si pone l’ambizioso obiettivo di migliorare la qualità della vita dei nostri collaboratori, con attività che vanno a sviluppare le competenze, alimentare i talenti e contribuire alla conciliazione dei tempi casa-lavoro.
Innanzitutto, il nostro asilo nido aziendale “Il paese dei colori”, un nome non casuale, ispirato ai valori dell’inclusione e dell’accoglienza.
Una costruzione all’avanguardia, realizzata con i più moderni canoni della bioedilizia, che ospita 42 bimbi, in primis figli e nipoti dei dipendenti, aperta anche a tutti gli altri bambini dell’Unione dei Comuni del territorio.
Poi tanta formazione, dalla lettura del disegno tecnico alla lingua inglese, Legislazione MOCA, dalla sicurezza del prodotto alle strategie di vendita: nel 2022 sono state ben 3100 le ore che abbiamo dedicato al training del nostro personale, offrendo corsi ai nostri collaboratori nei più diversi ambiti, anche avvalendoci di docenti interni qualificati.
Inoltre, orari flessibili per i dipendenti, iniziative a tutela della salute, progetti di volontariato di impresa, team building e ci piace valorizzare i giovani, come dichiariamo nel nostro Manifesto, solo nel 2022 abbiamo ospitato 17 studenti appartenenti a varie scuole del territorio in alternanza scuola/lavoro oppure in tirocinio curriculare.
Fino all’ultimo evento organizzato un mese fa ossia il Family Day che è a tutti gli effetti un modo per trasmettere ai nostri collaboratori i valori dell’impresa in cui lavorano e per far sentire loro e le loro famiglie partecipi di un gioco di squadra con una identità forte e definita.
Tutte attività propedeutiche a una migliore qualità della vita quotidiana, che rispondono alle esigenze e bisogni, aspirazioni e desideri delle persone che una azienda accorta deve valorizzare e sviluppare creando una situazione win-win, dalla quale tutti escono soddisfatti e che si riflette sulle performances della azienda stessa.
È possibile dunque essere allenatori di una squadra, usando il termine in senso ampio, inteso come nucleo di persone che lavorano nella stessa azienda?
A mio parere è possibile, ma serve impegno.
Io ho lavorato e sto lavorando molto su me stessa, studio, mi applico, accetto sfide, faccio esperienze, mi alleno per sviluppare le mie abilità, contemporaneamente smaltisco doveri (quelli non spariscono mai!), alimento la curiosità, provo piacere nel conoscere e ascoltare persone.
Perché nulla accade per caso, nemmeno il gioco di squadra e come dice Aristotele:
“L’eccellenza è un’arte ottenuta attraverso l’addestramento e l’abitudine. Noi siamo ciò che facciamo ripetutamente. Eccellenza, allora, non è un atto, ma un’abitudine.”
Buon gioco di squadra a tutti!
Elena